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Home >Consigli di viaggio > Quali sono gli Stati che hanno sconfitto il covid-19 e come
04 maggio 2021
A maggio 2021, in Italia ci sono circa 10.000 contagi al giorno per covid-19, e circa 300 morti, mentre in Islanda ci sono circa 10 nuovi casi al giorno e non si registrano decessi collegati alla malattia.
Se in Italia, nonostante la curva discendente, il livello d’allarme è ancora molto alto, paesi come il Regno Unito, Israele, Nuova Zelanda, Islanda, sembrano ormai aver sconfitto il covid-19, ma come hanno fatto?
Per quanto nel mondo la curva dei contagi e dei decessi sia ancora in ascesa, alcuni paesi hanno praticamente neutralizzato il covid-19.
In questo articolo, riportiamo alcuni casi interessanti.
1 . Vietnam e Taiwan
2 . Stati Uniti
3 . Regno Unito
4 . Islanda
5 . Nuova Zelanda
6 . Australia
7 . Israele
A maggio 2021, la situazione in Vietnam e Taiwan è molto positiva, con i decessi per covid-19 pari a zero, e pochi contagi giornalieri. Ma non finisce qui, perché se si vanno a vedere i grafici sull’andamento della pandemia in questi paesi, si nota come i numeri siano sempre stati molto bassi rispetto al resto del mondo.
Ma come ci sono riusciti?
Trattandosi di due paesi nel sud-est asiatico, e molto più vicini alla Cina rispetto a noi, la loro situazione stupisce ancora di più.
A quanto pare, la strategia del Vietnam è stata una tempestiva chiusura dei confini, che persiste ancora a maggio 2021. Entrare e uscire dal paese non è semplice, e chi rientra deve sottostare a una rigida quarantena di 21 giorni, per la quale non mancano i controlli.
Lockdown mirati, tracciamento e tamponi hanno contribuito a preservare il paese dalla diffusione della pandemia.
In poche parole, il Vietnam si è mosso tempestivamente, blindando i confini senza aspettare di coordinarsi con altri stati.
Anche Taiwan, come il Vietnam, si è mosso tempestivamente:
Ovviamente l’isola di Taiwan è stata agevolata anche dalla posizione geografica e dalle dimensioni. Ma questo non toglie certo merito all’impresa riuscita a un paese così vicino alla Cina.
Gli Stati Uniti sono uno dei paesi che è stato più colpito dal Covid-19. Ancora a maggio 2021, infatti, ci sono circa 50.000 casi al giorno e oltre 700 morti.
Bisogna però dire che, da gennaio 2021, la curva pandemica ha intrapreso una curva discendente che ha allontanato il paese dal record di oltre 300.000 nuovi contagi al giorno.
Già da aprile gli Stati Uniti hanno iniziato a tornare alla vita normale, grazie sicuramente alle oltre 200 milioni di dosi di vaccino inoculate, e all’amministrazione Biden, che ha fatto della lotta al covid-19 la sua priorità.
Certamente, la possibilità di produrre in casa i propri vaccini per il Coronavirus, ha fatto la differenza.
Il Regno Unito dopo un rigido lockdown iniziato a novembre e interrotto il 12 aprile, ha visto un crollo notevole dei casi di Covid-19. Da quasi 60.000 nuovi casi giornalieri di gennaio 2021, si è arrivati ai circa 2000 di aprile, così come dagli oltre 1300 decessi giornalieri, si è passati a circa 20 di aprile.
Guardando i dati, ciò che ha contribuito all’ottimo risultato inglese è stato il Lockdown, e la possibilità di poter disporre di molte più dosi di Astrazeneca rispetto agli altri paesi europei.
Non a caso, il Governo Johnson è stato accusato dall’Unione Europea di aver privilegiato il Regno Unito nella diffusione del vaccino.
Tralasciando le critiche, il mix vincente del Regno Unito sembra essere stato lockdown rigido + vaccinazione a tappeto.
L’Islanda rappresenta un caso particolare, in quanto anche qui la diffusione del Covid-19 è stata molto contenuta senza però intraprendere azioni drastiche come il lockdown italiano o inglese.
Tenete presente che in Islanda, dall’inizio della pandemia, il numero dei contagi raramente è arrivato a 100, e che a novembre 2020, la media giornaliera è intorno ai 15 contagi.
La vaccinazione procede anche se, a fine aprile 2021, meno del 10% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale e circa il 25% ha ricevuto almeno una dose.
Il segreto del successo del paese nella lotta alla pandemia è dovuto soprattutto alla morfologia, al fatto di essere un’isola, e al tracciamento dei contagi.
Grazie a queste condizioni favorevoli, l’Islanda è già definita un paese covid-free, tanto che già da prima di Pasqua, i tour operator hanno iniziato ad organizzare viaggi i questa terra.
Leggi anche “Come si viaggia nell’era post-covid: l’esempio dell’Islanda”
La Nuova Zelanda è stata indicata fin da subito come un paese virtuoso per come ha affrontato il covid-19. Emblematico è stato un video diffuso sui social che contrapponeva il discorso del Premier neozelandese Jacinda Ardern a quello del Premier britannico Boris Johnson.
Nuova Zelanda e Regno Unito hanno affrontato il covid-19 in maniera molto diversa e, anche se i risultati sono simili, il numero dei contagi e dei morti oltremanica è certamente maggiore.
Dall’inizio della pandemia infatti, la Nuova Zelanda è riuscita a mantenere il numero dei contagi giornalieri al di sotto di 100,e già da aprile 2020, la media giornaliera era al di sotto dei 20 casi.
C’è da dire inoltre, che al di là di qualche focolaio, in Nuova Zelanda non esiste una seconda o terza ondata.
Come per l’Islanda, la geografia e la morfologia ha aiutato a contenere il contagio: la Nuova Zelanda, infatti, è composta da 2 grandi isole e conta circa solo 5 milioni di abitanti.
C’è però da dire che il Premier neozelandese ha preso molto sul serio la malattia fin dalla sua comparsa, adottando rapidamente importanti e rigide contromisure:
Ad aprile 2021, la Nuova Zelanda decide di aprire le proprie frontiere ai turisti australiani.
In Australia, il dati sulla pandemia sono diversi rispetto alla Nuova Zelanda. Qui si può parlare di prima e seconda ondata, inoltre, ad agosto 2020, i contagi giornalieri hanno coinvolto oltre 700 persone.
Da fine settembre 2020 però, si parla di una media di circa 20 contagi al giorno.
L’Australia, oltre a essere un’isola, se pur grande quasi quanto l’Europa, ha una densità abitativa molto bassa, il che non ha aiutato la diffusione del virus.
Fin da subito sono state prese misure come:
L’Australia ha risposto prontamente all’emergenza covid fin da subito, mantenendo alto il livello d’allerta, come dimostrato il 31 gennaio 2021, quando per un solo caso positivo dopo 10 mesi che non venivano registrati, è scattato un lockdown rigido di 2 settimane e l’adozione obbligatoria della mascherina.
La vaccinazione procede, anche se a rilento.
Al di là del delle misure di contenimento, a detta di molti osservatori, ciò che ha portato Israele a ridurre drasticamente il numero dei contagi, è stata la possibilità di accedere con maggiore facilità ai vaccini.
Contrariamente a quanto successo negli stati europei, il premier israeliano ha contrattato direttamente con le case farmaceutiche.
Se da un lato una minore burocrazia è stata d’aiuto, anche la scelta di come utilizzare le dosi disponibili è stata determinante.
I primi ad essere stati vaccinati sono stati gli ultraottantenni, che sono notoriamente i più fragili. Dopodiché, si è proceduto per fasce di età, dai più anziani ai più giovani, fino ad arrivare, a fine aprile, ad aver vaccinato più dell’80% degli over 50.
Appena la situazione è iniziata a migliorare, Israele ha deciso di impegnarsi maggiormente nel tracciamento, ideando il Green Pass, il documento che ha ispirato il Passaporto Vaccinale Europeo.
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Giorgia Alto
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